Presadiretta -Terra e Cibo

Qui c’è il link alla puntata di ieri sera di Presadiretta, il programma di Rai 3 condotto da Riccardo Iacona. Il tema era “Terra e Cibo” ossia la crisi drammatica dell’agricoltura nel nostro paese che sembra non interessare a nessuno. Come spesso accade per questo tipo di inchieste la prima reazione a caldo è quella di grande rabbia e di chiedersi “Ma cosa si può fare per cambiare le cose?”

Buona visione.

9 Responses to Presadiretta -Terra e Cibo

  1. felippo ha detto:

    Si puo’ per esempio aggregarsi a un gruppo di acquisto solidale o fondarne uno nuovo 😉

  2. Ceci ha detto:

    🙂 Tu fai parte di un GAS? Quale? Ci racconti qualcosa?

    • felippo ha detto:

      Eh, in un commento entra non piu’ di “qualcosa” 🙂
      Faccio parte del Gaspartout, GAS sulla costa abruzzese di circa un anno di vita.
      Pur vivendo in un contesto semirurale (in famiglia abbiamo l’orto, la vigna, gli ulivi, galline ecc.) e prendendo gia’ nelle botteghe del commercio equo e solidale per i prodotti esotici, nell’ultimo anno i consumi sono cambiati per piu’ versi: adesso ci facciamo il pane in casa col lievito madre e scegliendo diversi cereali (solina, saragolla, segale, farro ecc.), abbiamo scoperto il sapore delle arance raccolte al momento giusto, siamo passati a detergenti e saponi con ingredienti “naturali” e non petrolchimici (e, una volta provati, e’ difficile perdere l’abitudine), abbiamo in parte introdotto pasta da cereali locali. Ogni tanto in casa arriva anche qualche prodotto particolare, come i salumi di pecora o i formaggi caprini o le confetture di frutti selvatici. Inoltre cominciamo ad essere piu’ attenti anche nell’autoproduzione.
      Un altro aspetto in cui c’e’ stata evoluzione e’ la conoscenza del territorio in cui viviamo. Abbiamo conosciuto diversi agricoltori aperti al dialogo, che da anni diffondono col loro lavoro la cultura del biologico (che non e’ solo una questione di salute, ma anche di conservazione del territorio e della qualita’ del lavoro) e cercano di migliorare i propri prodotti.
      Ma, alla base di tutto, c’e’ l’avere trovato persone con cui potere condividere conoscenze e gli oneri della “spesa in campagna”. Qualcuno se ne e’ andato, altri si sono aggiunti; con alcuni la relazione si e’ approfondita anche al di fuori delle attivita’ del GAS.
      C’e’ chi dice che stare in un GAS e’ faticoso e non possa basarsi sul volontariato. Secondo me lo sforzo piu’ grande del partecipare a un GAS e’ l’abituarsi a stare tra pari in un gruppo eterogeneo, ma e’ una virtu’ che si rafforza con i risultati che si ottengono esercitandola. In effetti il GAS e’ stato anche una palestra di convivenza.
      Ah!, ovviamente e’ sottinteso che aderiamo al “Documento Base dei GAS”.

      • Ceci ha detto:

        🙂 ti ho fatto la domanda in primo luogo per sapere di dove sei.
        Qui a Carpi c’è il GAS La Festa che collabora con Carpitransizione (alcuni gasisti come me sono anche transizionisti e viceversa). Grazie per il tuo racconto.

      • felippo ha detto:

        In effetti col tempo sto vedendo il GAS come la parte operativa di un discorso piu’ ampio.
        Quali rapporti avete tra La Festa e Carpitransizione? Vi ripartite le funzionalita’ in qualche maniera?
        Per esempio da noi si e’ proposto, riflettendo sul primo anno di attivita’, di incentrare le riunioni del GAS sugli acquisti e lasciare alla liberta’ di ognuno la parte di diffusione culturale, senza forzare la partecipazione di tutti i gasisti alle decisioni in merito. Il Gaspartout rimane comunque un punto di aggregazione e di scambio di idee, poiche’ quando ci si vede la discussione scivola verso quei temi 🙂 .

  3. rillo ha detto:

    Ancora non ho capito alcune cose:
    – se noi esportiamo tutti (imprenditori agricoli in testa) felici; se noi importiamo tutti (imprenditori agricoli in testa) in lacrime, persino per i salari bassi degli ucraini
    – che facciamo? alziamo barriere doganali? diminuiamo i salari?
    – tutti abbiamo dimenticato il set a side e altre simpatiche misure di “sostegno” all’agricoltura?
    – proprio sicuri che riusciremmo ad essere autosufficienti o autarchici in italia? avete dati in proposito?

    • felippo ha detto:

      Ciao, rillo,

      alcuni commenti da un gasista 🙂 :
      – gli imprenditori agricoli non lo so, ma i contadini da cui acquistiamo tramite GAS sono felicissimi di vendere alla gente locale i propri prodotti, biologici, saporiti e che non costano piu’ di quelli sugli scaffali.
      – gli stessi nostri contadini non vogliono i “sostegni” all’agricoltura di cui parli, che falsificano il mercato e rendono nullo il valore del risultato del proprio lavoro. A nessun vignaiolo convinto piace lasciare marcire l’uva sulle viti.
      – senza arrivare all’autarchia, si potrebbe cominciare a consumare prima quello che abbiamo in casa e poi, se necessario, acquistare da fuori: essendo questo un sito sulla transizione, immagino che si cerchi di ridurre il consumo di petrolio. Tuttavia non ci si puo’ aspettare che gli imprenditori (stavolta si’, che ci vuole) sacrifichino i propri guadagni per farci un favore. Per questo un possibile approccio e’ corciarci le maniche e cominciare a rivedere i nostri propri consumi, andando a scovare chi i prodotti li produce con passione, affrontando i problemi che ci si pongono e migliorando passo passo.

  4. Ceci ha detto:

    Felippo, tra Gas e Carpitransizione c’è un rapporto di reciproco “fiancheggiamento”. Si collabora e sopratutto si sostengono le iniziative l’uno dell’altro. Il Gas però è un’associazione con uno statuto, delle regole, delle strutture (come da voi, penso) mentre Carpitransizione è un gruppo aperto e informale. Per maggiori info questa è la pagina del Gas: http://www.lafestacarpi.org/

    • felippo ha detto:

      Anche il nostro GAS e’ aperto e informale. Finora non si e’ parlato del diventare associazione, forse perche’ siamo piccoli e non ne abbiamo la necessita’.
      Grazie per il link.

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