Il libro di Safran Foer “Se niente importa” presenta il problema di cosa mangiamo visto da diverse angolazioni.
Il moderno allevamento intensivo è sbagliato sotto diversi punti di vista: etico, ambientale, sanitario. In un recente articolo (1) su L’Espresso l’oncologo Umberto Veronesi, commentando il libro di Foer, offre alcuni ulteriori dati concreti a sostegno di questi tre problemi.
Etico
“Nel 1800 la popolazione mondiale era di 900 milioni di individui, poi c’è stata una crescita accelerata. Nel 1900 la popolazione era già quasi raddoppiata, con 1 miliardo e 600 milioni di persone. Ora siamo arrivati a quasi 7 miliardi, e si presume che nel 2025, cioè tra appena quindici anni, sulla Terra ci saranno 10 miliardi di uomini. […] bisogna fare una scelta tra il nutrire gli uomini e nutrire gli animali per consumarne la carne.” (1)
” Il loro nome è animali, ma noi non gli riconosciamo l’anima, qualunque cosa essa sia. Riconosciamogli almeno la capacità di esseri ‘senzienti’. Esseri vivi e palpitanti, che sentono il disagio, il dolore, la paura, l’angoscia. Non facciamoli nascere per farne delle ‘cose’. Sottomesse all’inaudita violenza con cui noi trattiamo ciò che secondo noi origina dal nulla e ritorna nel nulla, e che perciò ci sentiamo autorizzati, senza rimorso e anzi placidamente, a manipolare e a distruggere a nostro piacimento.”(1)
Ambientale
“L’allevamento industriale di animali da macello è il primo responsabile del riscaldamento terrestre, ed è tra le prime due o tre cause di tutti i problemi ambientali più gravi, come l’inquinamento dell’aria e dell’acqua e la distruzione delle foreste. […] Un chilo di carne sulla nostra tavola ha richiesto 20 mila litri di acqua, proprio quel cosiddetto ‘oro azzurro’ che oggi noi impieghiamo (e sprechiamo) con la massima tranquillità e indifferenza, e che domani potrebbe addirittura venir razionato su scala mondiale, come sanno già a loro spese quelle aree del pianeta dove l’acqua è rara e preziosa. ” (1)
Sanitario
“gli americani consumano ogni anno quattro milioni di chili di antibiotici, mentre per trattare gli animali da macello ne vengono impiegati trentotto milioni di chili, il che significa in pratica, per la legge della catena alimentare, che si consuma carne inzeppata di antibiotici, con quali risultati per la salute umana è facile immaginarlo, a partire dalla selezione di ceppi di germi resistenti agli antibiotici stessi.”(1)
Io personalmente non credo che a risposta a questi problemi sia una sola, ma credo che occorra prendere almeno una di queste decisioni:
- eliminare dalla dieta il pesce e la carne (ed eventualmente il latte e le uova)
- ridurre drasticamente il proprio consumo di pesce e carne (latte e uova)
- selezionare accuratamente la provenienza del pesce e della carne (del latte e delle uova) che si consuma, rifiutando i prodotti da pesca ed allevamento intensivo
Per approfondire
- Scopri come ottenere il libro in prestito dalla Biblioteca di Transizione.
- Partecipa al gruppo di lavoro “Alimentazione” che si occupa anche di queste cose.
Note
1 Umberto Veronesi, Buon profeta Jonathan, L’Espresso del 22 febbraio 2010